Le grandi aziende italiane: i loro risultati 2017

 In Italia sono moltissime le imprese forti, che possono puntare ad una proficua internazionalizzazione grazie ad un fatturato che cresce esponenzialmente e che, per questo, si distinguono sul mercato. Il Made in Italy è nel mondo sempre sinonimo di garanzia e qualità soprattutto nei settori dell’abbigliamento, dell’alimentare e della moda, ovviamente. Alcune di queste azienda si quotano in Borsa, altre invece rimangono delle S.r.l., in attesa di nuovi capitali che investano sui loro prodotti e sul loro unico know how.

Un’azienda che sicuramente ha deciso per il salto di qualità e, anzi, lo ha ripetuto, è il Gruppo Pirelli. Il focus della produzione Pirelli sono gli pneumatici High Value, prodotti unici e performanti che sono in grado di assicurare i massimi livelli per quanto concerne prestazioni, sicurezza, aderenza e silenziosità.

Fondata dall’ingegnere Giovanni Battista Pirelli, la Pirelli & C. nasce nel lontano 1872 a Milano. Ed è nel 1922 che ottiene la sua prima quotazione in borsa, per restare sul mercato azionario fino al novembre del 2015 quando un’Opa, promossa da Chem China, sospende le azioni dal mercato telematico azionario, fino al delisting del titolo. Dopo la prima quotazione nel 1922 come Pirelli & C Sapa, il Gruppo rimane sul mercato dal 1926 come Pirelli Spa.

L’Ipo Pirelli

Nel 2017 l’amministratore delegato che guida l’azienda dal 1992, Marco Tronchetti Provera, rilancia una nuova sfida e decide di immettere nuovamente sul mercato azionario il suo Gruppo e di farlo alla grande. Decide di promuovere un nuovo ingresso in Borsa attraverso un aumento di capitale che potesse ridurre i debiti creati dall’Opa del 2015.

Dopo l’Opa lanciata da ChemChina nel 2015, il gruppo Pirelli esce da Borsa Italiana. Da quel momento il Gruppo ha alacremente lavorato convogliando tutti gli sforzi nella direzione di un riassetto industriale che, tra scissioni e conferimenti, ha preparato il terreno per il grande ritorno. Il ritiro delle azioni dal mercato milanese è avvenuto a seguito dell’Opa su Pirelli da parte della holding Marco Polo che ha superato la quota del 95% delle azioni. La negoziazione dei titoli è avvenuta nei primi giorni di novembre del 2015 e il giorno 6 si è arrivato al delisting. Dopo questo breve arrivederci. oggi Pirelli è tornata in Piazza Affari. I titoli sono stati immessi sul mercato il 4 ottobre.

Dopo due anni è stata proprio ChemChina ad aver deciso per una nuova quotazione del Gruppo in Borsa per cercare di rientrare dell’investimento fatto.

Nonostante il Gruppo Pirelli non sia solo il maggior produttore mondiale di pneumatici e abbia, invece anche interessi in molti altri campi, è importante sottolineare che l’Ipo non riguarda tutto il gruppo e, in Italia, la parte quotata è quella relativa al settore dei pneumatici per automobili High Value.

La holding Marco Polo che si occupa della vendita delle azioni, è controllata per il 65% da ChemChina, tramite una società lussemburghese, la Fourteen Sundew; per il 22,40% da Caminf, la finanziaria che fa capo al CEO Pirelli, Marco Tronchetti Provera e partecipata da UniCredit e Intesa Sanpaolo; e per il 12,60% da Long Term Investments Luxembourg. La percentuale di capitale venduta sul mercato è il 40% della società, una cifra che potrà anche permettere il rimborso del prestito di 1,2 miliardi di euro chiesto a Marco Polo da Marco Tronchetti Provera e attraverso il quale è stato possibile ridurre l’indebitamento di Pirelli.

In fase di collocamento, Pirelli ha raccolto 2,275 miliardi di euro con una capitalizzazione che è stata calcolata sulla base del prezzo di IPO a 6,5 miliardi di euro. Attore in questa manovra, è stata Banca IMI che ha fatto da sponsor, oltre a coordinare l’offerta globale insieme alle Banche d’Affari J.P. Morgan e Morgan Stanley.

L’Ipo ha provocato anche un cambiamento nell’assetto azionario societario che si presenta con la partecipazione di ChemChina con quote tra il 45% e il 49%; con Camfin, la holding italiana che vede la partecipazione anche di Unicredit e Intesa San Paolo, che partecipa con il 10% e il 12%; con i russi del gruppo Lti che partecipano per il 5% e il 6%. Tutti i soci saranno vincolati e non cedere altre partecipazioni in una forchetta di tempo che va dai 6 ai 12 mesi successivi alla quotazione del 4 ottobre.

L’Ipo segna una svolta per il modo Pirelli, infatti l’artefice della manovra e grande traghettatore del Gruppo che ha perseguito e sempre raggiunto obiettivi ambiziosi, il CEO Marco Tronchetti Provera, si dice deciso ad abbandonare i vertici e a restare al fianco del Gruppo come un buon amico e consigliere. Probabilmente lui già conosce il nome del suo successore e quel che è certo è che lo ha individuato nelle poltrone sistemate accanto alla sua attorno al tavolo delle riunioni. Con immensa fiducia, sa che lascerà il timone nelle mani giuste e a nulla serviranno le ipotesi dei media cercare di capire quale sia quel nome. Ma il suo non è un abbandono. Non ha alcuna intenzione, infatti, di lascare il campo, ma è deciso a supportare l’azienda con il suo sapere, un irrinunciabile contributo che fino a questo momento ha reso la struttura finanziaria dell’azienda molto più solida rispetto a prima. Tanto da far auspicare, a seguito dell’Ipo, una ripartizione dei dividendi al 40% già a partire del 2019.